giovedì 10 maggio 2012

Disturbo da alimentazione incontrollata



Il Disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) o Binge Eating Disorder (BED) è un disturbo della condotta alimentare relativamente giovane, nel senso che il suo riconoscimento è avvenuto solo intorno al 1992 ma, nonostante tutto, destinato ad un rapido aumento tra la popolazione.

Per molto tempo si è pensato fosse solo un sintomo della più conosciuta bulimia nervosa ma in realtà rappresenta una vera e propria alterazione del comportamento alimentare. Presenta delle specifiche caratteristiche legate alla ricorrente presenza di abbuffate che, al contrario della bulimia nervosa, non prevedono strategie compensatorie (vomito, assunzione di lassativi, digiuno o massiccio esercizio fisico) atte a ridurre l’incremento ponderale. 

Questo comportamento fagocitante incontrollato era già stato osservato nel 1959 da Stunkard in sottogruppi di pazienti obesi che, durante delle vere e proprie crisi compulsive, ingerivano una consistente quantità di cibo perdendo il controllo sul proprio comportamento. 

La diffusione di questo disturbo della condotta alimentare sembra abbastanza omogenea nella popolazione in quanto colpisce uomini e donne in egual misura, senza distinzione di razza.
Viene diagnosticato più facilmente in soggetti adulti tra i 30 e i 40 anni ma spesso si scopre che queste persone soffrivano di disturbi alimentari fin dall’adolescenza. 

È presente nel 30% circa dei casi di obesità che richiedono una cura per la loro situazione, nel 2-3% di tutti i soggetti obesi e, nell’80% di questi ultimi casi, compaiono anche disturbi dell’umore e altri quadri psicopatologici. 


Criteri diagnostici per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI) o Binge Eating Disorder (BED) secondo il DSM IV 

Allo stato attuale nel DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) il  Disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) non viene ancora riconosciuto come entità nosografica a se stante ma ne sono stati definiti dei criteri diagnostici specifici: 

A) Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un’abbuffata compulsiva è definita dai due caratteri seguenti (entrambi necessari). 
- Mangiare, in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili. 
- Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando). 

B) Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri: 
- Mangiare molto più rapidamente del normale; 
- Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di “troppo pieno”;
- Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; 
- Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo sociale per le quantità di cibo ingerite; 
- Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo. 

C) Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio. 

D) Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi. 

E) L’alimentazione incontrollata non risulta associata con l’utilizzazione sistematica di comportamenti compensatori inappropriati (uso di purganti, digiuno, eccessivo esercizio fisico) e non si riscontra soltanto nel corso di anoressia o di bulimia nervosa.


L’Abbuffata nel Disturbo da alimentazione incontrollata

L’abbuffata è quella componente della condotta alimentare che si riscontra in diversi disturbi alimentari come il  Disturbo da alimentazione incontrollata, la Bulimia nervosa e in alcuni casi di Obesità.
Essa si caratterizza per il consumo di una grossa quantità di cibo in un ridotto periodo di tempo all’interno di un comportamento impulsivo sul quale la persona sente di non avere controllo. 


Differenze con la bulimia nervosa 

Mentre nei casi di bulimia, l’abbuffata si presenta sotto forma di singole crisi nel corso della giornata, nei casi di Binge Eating Disorder invece si presenta 3 o 4 volte a settimana nei giorni definiti “binge” e nella restante parte della settimana si verifica un’alimentazione che rientra nella norma o addirittura ridotta. 

In questi giorni particolari in cui prevalgono le abbuffate, le persone affette da BED prediligono l’assunzione di cibi ricchi di grassi e riducono quella di fibre e proteine. 

Mentre nei pazienti bulimici le crisi bulimiche di abbuffata avvengono in seguito al perdurare di un regime alimentare drasticamente ipocalorico, per i pazienti BED non è stato dimostrato il ruolo predisponente delle restrizioni dietetiche anzi, più riescono a dimagrire, più cercano di mantenere un atteggiamento nutrizionale nella norma. 


Differenze con l’obesità 

Rispetto all’obesità, benché in entrambe le patologie siano presenti casi di abbuffate compulsive, i pazienti con Disturbo da alimentazione incontrollata manifestano un senso di colpa conseguente all’abbuffata alimentare e una preoccupazione riguardante il peso corporeo che è maggiore rispetto a quella presente nei pazienti obesi, con cui comunque condividono uno stile di vita prevalentemente sedentario e un aumento ponderale rapido a causa dell’incapacità di controllare l’apporto calorico assunto. 

Quando l’aumento di peso è veloce e progressivo, si è notato che, con l’aumento visibile dell’adiposità, si riscontra un peggioramento della condotta alimentare compulsiva. Essi vanno incontro alle stesse complicanze organiche a cui sono soggetti gli obesi:
-malattie cardio-vascolari
-ipertensione arteriosa
-diabete mellito
-alcune neoplasie 


Caratteristiche del  Disturbo da alimentazione incontrollata (DAI)  

Il  Disturbo da alimentazione incontrollata sembra avere origine nel periodo dell’adolescenza, in una situazione di normopeso, spesso a seguito di una significativa perdita di peso dovuta ad una dieta autogestita o scorretta. 

Questi pazienti manifestano difficoltà in svariati ambiti della loro vita: 

- disagio sociale e lavorativo esteso alla maggior parte dei rapporti interpersonali 

- distorsione nella visione del proprio corpo che alimenta senso di insicurezza e inadeguatezza 

- pressione e stress dovuti alla grande quantità di tempo trascorso sotto regime dietetico 

-in alcuni casi abuso di alcool o droghe e storie di abusi infantili o scarsa presenza affettiva e sostegno da parte delle figure di accudimento 

-difficoltà a gestire gli stati d'animo o a esprimere/manifestare le proprie emozioni (compresa la rabbia) 

- senso di impotenza legato all’incapacità di controllare il proprio comportamento alimentare e il conseguente aumento di peso 

Il 50% dei pazienti con Disturbo da alimentazione incontrollata soffre di depressione maggiore, disturbo di panico e alcuni disturbi di personalità. Il sintomo dell’abbuffata infatti andrebbe a compensare una sensazione pervasiva di sconforto e solitudine presente nel momento della crisi. 

Un elevato sovrappeso può contribuire al mantenimento e all’accentuazione del sintomo compulsivo, in quanto restituisce al paziente stesso una senso di fallimento, colpa e vergogna che autoperpetua la condotta alimentare incontrollata. 

Alcune teorie sostengono che la capacità di alcuni cibi di gratificare la persona grazie ai processi ormonali antidepressivi conseguenti, alimenterebbe la sintomatologia del paziente con Disturbo da alimentazione incontrollata che riuscirebbe, tramite le abbuffate di alcuni cibi nello specifico, a contrastare, seppure momentaneamente, uno stato d’animo depressivo insopportabile.


La sindrome dei mangiatori notturni (NES)

Nel 1955 Stunkard cominciò a studiare la sindrome dei mangiatori notturni che altro non è che una variante del  Disturbo da alimentazione incontrollata (DAI), con la differenza che nei casi di NES, le abbuffate avvengono di notte. 

In queste persone si verifica un'inversione del ritmo ormonale giorno-notte (melatonina che influisce sul sonno e leptina che influisce sull'appetito) pertanto c’è una maggior predisposizione notturna a cedere all’impulso dell’abbuffata, ma le caratteristiche psicologiche dei pazienti restano le medesime dei casi di  Disturbo da alimentazione incontrollata. 

Si sono rilevate alcune differenze nelle abitudini alimentari tra le ore serali e mattutine infatti, generalmente, i pazienti che soffrono di NES si svegliano la mattina senza alcun appetito e tendono a saltare la colazione e a volte anche il pranzo. 

Più si avvicina la sera e più torna l’interesse per il cibo che cercano di assumere in eccesso durante la cena. Conseguentemente provano difficoltà ad addormentarsi e necessità di mangiare prima di addormentarsi. 

Sono soggetti a risvegli notturni accompagnati dal bisogno di mangiare per riuscire a riaddormentarsi, con conseguenti disturbi del sonno. Questo stile di vita mina severamente l’equilibrio psicologico della persona che infatti è più facilmente esposta a stress e stati depressivi.
La NES colpisce il 2% della popolazione, il 9% dei pazienti obesi e il 27% dei pazienti severamente obesi ed interessa principalmente persone di età compresa fra i 30 e i 40 anni. 


La terapia del Disturbo da alimentazione incontrollata

L’intervento terapeutico nei casi di  Disturbo da alimentazione incontrollata agisce su due aspetti: la condotta alimentare compulsiva e il sovrappeso pertanto, oltre ad un ausilio farmacologico, è indispensabile scegliere di intraprendere una psicoterapia. 

Dal momento che lo stile nutrizionale patologico della persona che soffre di  Disturbo da alimentazione incontrollata è strettamente connesso ad un malessere psicologico di cui l’abbuffata rappresenta il sintomo, è prioritario che il paziente possa elaborare e risolvere le dinamiche sottostanti alla sintomatologia, attraverso un percorso terapeutico che gli permetta di riacquistare il potere di scelta sul proprio stile di vita, potenziando quelle risorse della persona che lo stesso paziente non riesce a recuperare in se stesso. 

La difficoltà a gestire i rapporti interpersonali e a stabilire relazioni sociali adeguate e gratificanti contribuisce a determinare stati negativi che favoriscono l'insorgenza di comportamenti alimentari abnormi, per questo motivo una psicoterapia sistemico-relazionale, che affronta approfonditamente la vita relazionale dei pazienti e lo stato d'animo interno, può rivelarsi molto utile nel trattamento del Disturbo da alimentazione incontrollata.





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